venerdì 26 ottobre 2007

Crescere oltre l'Io

La crescita personale non è mai facile, ognuno ha i suoi tempi, ma ciononostante il nostro percorso evolutivo non può prescindere da un grado minimo di conoscenza dei mezzi dei quali intenda avvalersi e, soprattutto, da una consapevole e responsabile accettazione degli stessi.

Ma l’essere umano è davvero disposto a crescere?

Spesso crediamo di voler crescere e, contemporaneamente, a livello inconscio, ci opponiamo con tutte le nostre forze ad ogni tentativo di trasformazione.

Antiche e potenti e spesso inconsapevoli paure ci spingono a manifestarci in modo non corrispondente alla realtà.

Emergono così in noi svariati falsi Sé, o sub-personalità. La persona che si nasconde dietro un falso Sé all’agire autentico sostituisce il vivere al «come se». Egli si crea, come fanno tutti, un proprio equilibrio, ma anche quell’equilibrio diventa un aspetto del “come se”. Nella vita di un individuo – che è anche persona, ovvero «maschera», secondo l’etimo latino – si possono infatti distinguere sommariamente due diverse modalità di affrontare l’esperienza, e che, pur essendo in contrapposizione tra loro, si intrecciano di frequente.

Essere o non essere?


In modo estremamente sintetico, si può denominare questa coppia bipolare nella maniera seguente: la modalità del “come se” e la modalità dell’autenticità.

La modalità del “come se” trova espressione in ciò che è simile al sogno, al vissuto fantasmatico, all’illusione. Il “come se” indossa con eleganza e disinvoltura il velo di Maya.
Il “come se” è il regno dell’Io che si trattiene, che guarda solamente, che sta al di fuori dell’esperienza. Il “come se” si identifica solamente con il “come se” e ci fa identificare con le emozioni, con i pensieri, con i credo, con l’illusione stessa dell’essere: è inganno e subdolo autocompiacimento. Ne consegue che la sua massima espressione consiste nella negazione di essere come se.

La modalità dell’autenticità si manifesta, invece, nella totale identificazione con il vissuto reale (l'essere presenti al qui e ora) che, paradossalmente, porta ad un altissimo "rischio": la perdita dell’Io nella sua esperienza. Questo è l'andare oltre l'arte di raccontarsela, è il mettersi in gioco, è l'aprirsi al cambiamento, è il riconoscimento del dolore solitamente occultato...

Solo un Io forte, maturo, in armonia, e centrato sul piano del cuore può desiderare un tale rischio, perché vive l’esigenza di manifestazioni autentiche, e non si fa sottomettere dalla paura – una potenziale forza propulsiva, ma più spesso un potente fattore inibente – di dissolversi nell’esperienza e di non esser-ci più al mondo. Solo un Io spiritualmente evoluto o che abbia fatto molto LAVORO SU DI SE' e che faccia esperienza dell’accettazione autentica del Sé può far fronte alla paura che altrimenti lo spingerebbe sulla «sicura» torre del “come se”, il regno del virtuale.
La presenza, l’esserci-al-mondo (per gli antichi) o l’identità (per i contemporanei) rappresentano per l'Io valori enormi, irrinunciabili. Di conseguenza la crisi della presenza o la crisi d’identità rappresentano l’aspetto buio della medaglia: il timor panico.

E’ logico pensare che ogni essere si aggrappi con tutte le sue forze ad un’identità certa, stabile e duratura e che per fare questo abbia la necessità di mantenere in un equilibrio altrettanto certo, stabile e duraturo le varie e multiformi parti che lo compongono.

La falsa Personalità

Del resto ognuno ci ha messo una vita a diventare ciò che è, partendo da mille modelli identificatorii di riferimento, sino a diventare particolare, originale, unico. Questo è il nostro più grande capolavoro, ciò a cui siamo più affezionati: la "Falsa Personalità", lo "Specchio del Riflesso di sé", il "Personaggio".

Un equilibrio, anche se non autentico, o frutto di mille difese e compromessi, è comunque fondamentale alla sopravvivenza dell’essere umano. Solo con un certo grado di equilibrio riusciamo a far fronte alle innumerevoli richieste della realtà quotidiana, le quali ci "impongono" di rimanere saldamente identici nonostante il continuo variare dei contenuti. Conseguentemente qualsiasi attacco al nostro equilibrio personale tenderà ad essere evitato, o fronteggiato, con tutte le nostre forze.

Se questa modalità difensiva salvaguardasse l’equilibrio reale, autentico, di una persona, certamente potremmo dire che essa evidenzia un enorme valore evolutivo. Ma per lo più essa ci incatena al nostro Personaggio, alla rigidità, all'immobilismo

Eccessiva rigidità

Che cosa può succedere quando, una persona in cui tale modalità difensiva protegga in modo estremamente rigido un equilibrio non-autentico, si avvicina ad un percorso evolutivo. Essa si trova in un equilibrio figlio del “come se”, sulla via di una sempre maggior cristallizzazione, anziché di un’evoluzione.

Può subentrare allora un conflitto: da un lato un equilibrio inautentico (della cui inautenticità non si ha consapevolezza) cerca di mantenersi, dall’altro il “bisogno di crescere” si configura come una spinta incessante verso un equilibrio più autentico. Si tratta di una forza che porta ad una crescita etica e spirituale in accelerazione, alla manifestazione della propria autentica essenza.

Il processo di individuazione spinge ogni persona a dare esistenza alla propria innata natura umana, a patto però che egli ne sia consapevole. L’Io gioca un ruolo fondamentale nel contribuire a rendere più reale la totalità della propria psiche, ovvero il Sé. Ma si tratta certamente di una conquista lenta e difficilissima.

La Socializzazione

Infatti, l’illimitato flusso di informazioni giuntoci dall’ambiente sin dalla nascita come percezione sensoriale viene interpretato (dall’Io) secondo modalità socialmente condivise e forma un esteso inventario grazie al quale ci è possibile muoverci nel mondo con razionalità e coerenza.

Il nostro stesso senso di identità è parte integrante dell’inventario, della particolare descrizione del mondo che ci siamo costruiti.


Eppure, rispetto alla totalità, la nostra descrizione del mondo, per quanto possa sembrare razionalmente onnicomprensiva, è ben poca cosa. Ogni nostra percezione non legata alla razionalità ci avverte, anzi ci fa sentire, che molto di noi è ancora «fuori», cioè tutto da scoprire.

La psiche umana, per quanto intrinsecamente rigida, reca però in sé la possibilità di ampliarsi, di realizzare potenzialità evolutive. Ma che ciò avvenga è tutt’altro che facile. Spesso l’Io non è in grado di riconoscere e accettare i messaggi che provengono dalle profondità recondite del nostro inconscio e dal mondo esterno.
E altrettanto spesso l’Io non è disposto a mettersi in discussione e ad accogliere come parti di sé anche ciò che più ci ripugna. Noi siamo una totalità, non dimentichiamolo!
Il contatto con il proprio Sé è oggetto prezioso e ambito, perché intuitivamente sappiamo che in esso troverebbe manifestazione la nostra totalità. Ma arrivare al Sé totale significa percorrere lunghissime strade sulle quali gli incontri con le nostre zone d’ombra ci possono spaventare ad ogni istante al punto da farci desistere. Continuare a voler crescere può davvero configurarsi come una lotta frenetica contro le proprie stesse paure!

Nessun commento: